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Il Grand Tour, viaggio aristocratico della formazione culturale e spirituale sui luoghi della civiltà italiana prima, poi d'Europa e infine orientale, comprensiva dell'enigmatico Egitto, può considerarsi concluso nella sua consolidata tradizione con l'avvento della borghesia benestante, che ne ricalca gli itinerari, munita di guide indicanti non solo le località e i monumenti da visitare, ma anche gli alberghi, i ristoranti, le sedi d'ambasciate e tutte le altre notizie utili ad un viaggio comunque assistito. E' la civiltà industriale che si impone con i nuovi mezzi di trasporto, le nuove strade e i trafori montani, le navi a vapore, i treni, il telegrafo e, non ultima, la macchina fotografica e la sua funzione di memoria oggettiva e documentaria. Si può, infatti, affermare che il confine ultimo del Grand Tour coincide, sotto il profilo temporale, con l'avvento della fotografia. E' bene allora abbandonare la denominazione di Grand Tour e trovarne una ad essa sostitutiva, pur nel proseguimento ideale dello stesso viaggio, ora più breve ma sempre volto alla conoscenza culturale. Questa nuova realtà sociale del viaggio culturale in Italia, Europa, Egitto e Medio Oriente fino alla Turchia, può essere chiamata Grand Voyage.